22/04/2015
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Trio ConcertDance: Alessandra Ferri, Herman Cornejo, Bruce Levingston
Teatro Ponchielli Cremona
Nel 2007 tra lo sconcerto di tutti, in particolare del Mº Roland Petit — come recentemente nell’intervista fiorentina di Danza In Fiera 2015 ha raccontato —, Alessandra Ferri aveva dato il suo addio alle scene, danzando al Metropolitan di New York e al Teatro Greco di Taormina il ruolo protagonista che a soli 19 anni l’aveva consacrata étoile, il Romeo e Giulietta di Sir Kenneth McMillan. Nel 2014 ritorna nel panorama coreico in veste di coreografa firmando The Piano Upstairs al Festival dei Due Mondi di Spoleto. Quest’anno ha deciso di risalire sul palcoscenico come interprete: «Lo dovevo a Monsieur Petit», ha dichiarato Ferri a Firenze (Danza In Fiera, 26. 2. 2015) e per questo ha deciso di danzare il capolavoro Le Jeune homme et la mort di Roland Petit con un nuovo partner, il principal dell’ABT di New York Herman Cornejo. Sabato 11 aprile 2015 presso il Teatro Ponchielli di Cremona è andata in scena una replica dello spettacolo Trio ConcertDance, che abbina la danza contemporanea di Ferri e Cornejo con l’accompagnamento del pianista Bruce Levingston, riconosciuto internazionalmente come uno dei «più avventurosi» (The New Yok Times) esecutori di musica contemporanea. Dopo un avvio neoclassico sulle punte, Ferri abbandona le Giselle, le Giuliette e il repertorio, per restituirsi al pubblico nella maturità introspettiva della danza contemporanea. Firme di grandi co-reografi quali Feng-Yi Sheu, Russel Maliphant e Angelin Prejlocaj sono state le protagoniste e mu-siche barocche, classiche, romantiche e novecentesche, da Bach a Domenico Scarlatti, a Fryderik Chopin, a Györgi Ligeti, a Philip Glass (l’unico tutt’ora vivente) hanno riempito e coivolto la sala, grazie anche al tocco ‘magico’ del pianista. Solo l’ultimo pezzo, Le Parc di Prejlocaj sull’adagio del Concerto in la maggiore di Mozart, ha visto l’ingresso di un quartetto d’archi di solisti dell’Opera Italiana.
Trio ConcertDance nasce dal principio poetico di George Balanchine dell’astrattismo e della «musica da vedere e danza da ascoltare»: infatti, i due elementi musicale e coreutico si mescolano e intrecciano nella pienezza delle personalità dei tre artisti. La sequenza delle musiche e delle danze ha subito delle modifiche rispetto al programma, l’unico riconoscibilissimo brano è stato quello di Mozart con Le Parc di Prejlocaj in chiusura di serata: lo spettacolo appare come in fieri, ma in questo risente molto della poetica di Martha Clarke, creatrice di Chéri per Alessandra Ferri, spettacolo che combina le arti coreutiche, musicali e teatrali attoriali nel Tanztheater di revisione americana. Alessandra Ferri vanta la forte presenza scenica, che non ha mai perso, nemmeno negli anni di pausa: fisico perfettamente tonico, tecnica e pulizia e qualcosa in più, un’aura che emana dal palco, l’aura della diva, che nella danza trova la piena realizzazione di sé stessa. Si attende con trepidazione e interesse di vederla la prossima estate al Covent Garden di Londra nel nuovo balletto Woolf Works in tre atti di Wayne McGregor dedicato alla sibillina figura e letteratura di Virginia Woolf.
Ringraziamo per le riprese della serata e le foto il collaboratore del nostro magazine, gia' assistente di Franco Covi, il giovane Alex Pierre.
Domenico Giuseppe Muscianisi