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Editoriale
Dreamtimedancemagazine, redazione nata in una periferia milanese in cui abbiamo la nostra sede operativa. Siamo cresciuti come una redazione giovane, diversa e indipendente, per viaggiare nel mondo della danza e di molto altro, dal balletto al contemporaneo, dal teatrodanza al mixability. Un magazine edito dall'Associazione Culturale Vi.d.A., produttore del Festival Internazionale Dreamtime: danza senza limiti, che della Mixed Abilities Dance ha fatto la sua bandiera. Il magazine si avvale della collaborazione di affermati professionisti, nuove leve, sguardi molteplici sul complesso mondo della danza. Paola Banone, direttrice del festival Dreamtime, coordinatrice del magazine, ricercatrice, da tanti anni compie un lavoro mirato sul mixability e sulla relazione tra danza e sociale.
Direttore del magazine è Claudio Arrigoni, giornalista sportivo e commentatore dello sport paralimpico per Rai e Sky; testimonial dell'intera operazione è Anna Maria Prina, ex direttrice per 32 anni Scuola di ballo del Teatro alla Scala, personalità di spicco della danza italiana, coinvolta dal settembre 2011 nel lavoro con la Cie MixAbility Dreamtime.
02/05/2015
Recensioni-Teatro alla Scala

Giselle, Nicoletta Manni e il Premio Benois de la Danse 2015

Prima Ballerina Teatro alla Scala di Milano

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Nella matinée del 16 aprile 2015 è andata in scena al Teatro alla Scala la replica di Giselle con il ‘terzo cast’ interno che ha visto la prima ballerina Nicoletta Manni interpretare per la prima volta Giselle e il giovanissimo Timofej Andrijašenko (corpo di ballo aggiunto) per il suo esordio nel ruolo del Principe Albrecht, duo molto apprezzato. Dall’aprile 2014 Nicoletta Manni è nominata prima ballerina del Teatro alla Scala e per lo stesso anno è stata vincitrice del premio danzatrice dell’anno 2014. La sua Giselle è stata una Giselle dolce, negli sguardi e nei movimenti, forse più intensamente nell’atto II, dalle linee pure. Di pochi giorni fa per lei è la nomina al Premio Benois de la Danse 2015. I premi non finiscono insomma per la Scala, l’unica italiana della stagione si esibirà il prossimo 26 maggio al Teatro Bol’šoj di Mosca per il gala di tutti i candidati. L’anno scorso a danzare di fronte al direttore artistico Mº Jurij N. Grigorovič unico italiano era stato lo scaligero Claudio Coviello: a quanto pare, al più prestigioso premio internazionale della danza il Teatro alla Scala può già vantare una serie di premiazioni. Di Nicoletta Manni è stata apprezzata e premiata l’interpretazione della Morte in Le Jeune homme et la mort di Roland Petit della Serata Petit alla Scala la scorsa stagione 2013/14, in cui ha danzato insieme a Ivan Vasil’ev (principal dell’American Ballet Theatre di New York e del Michajlovskij di San Pietroburgo). Questo indiscusso successo del Balletto della Scala in premi, pubblico e critica porta a una riflessione sul continuo e ormai fisso invito di artisti ospiti sul palco della Scala, lasciando al cast ‘alternativo’ e al ‘terzo cast’ i ballerini stabili interni. L’Italia è l’unico stato a non avere una compagnia nazionale di balletto, pur con la sua antica e gloriosa tradizione di danzatori, ma anche di docenti — tra tutti il Mº Cecchetti. Quella della Scala ha tutta l’aria di poter diventare la compagnia italiana nazionale di balletto, ma è ancora relegata a un ambito regionale di Milano. Se si pensa, invece, al Royal Opera House, si considera tutto il Regno Unito, non Londra soltanto; se si pensa all’Opéra di Parigi, è la Francia; caso unico ed eccezionale la Russia è la compagnia del Bol’šoj di Mosca e quella del Mariinskij di San Pietroburgo. Queste compagnie nazionali europee promuovono i propri danzatori, creano una ‘scuola’, lo testimonia il gran numero di danzatori stabili e di étoiles, almeno il doppio per ciascun grado rispetto alla Scala. Non si tratta di ‘protezionismo’, ma le compagnie europee invitano artisti ospiti solo quando è necessario (o piacevole) avere ospiti, cioè nei gala, non quasi a ogni recita. Questo farebbe sì, che il pubblico si affezioni ai ballerini sentendoli ‘propri’ e favorendo il sentimento di un’arte tutta italiana che si affaccia sul mondo.

Si ringrazia per la concessione delle foto il Teatro alla Scala e Brescia-Amisano.


Domenico Giuseppe Muscianisi