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Dreamtime Dance Magazine
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Direttrice Editoriale: Paola Banone Fotografo: Franco Covi
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Editoriale
Dreamtimedancemagazine, redazione nata in una periferia milanese in cui abbiamo la nostra sede operativa. Siamo cresciuti come una redazione giovane, diversa e indipendente, per viaggiare nel mondo della danza e di molto altro, dal balletto al contemporaneo, dal teatrodanza al mixability. Un magazine edito dall'Associazione Culturale Vi.d.A., produttore del Festival Internazionale Dreamtime: danza senza limiti, che della Mixed Abilities Dance ha fatto la sua bandiera. Il magazine si avvale della collaborazione di affermati professionisti, nuove leve, sguardi molteplici sul complesso mondo della danza. Paola Banone, direttrice del festival Dreamtime, coordinatrice del magazine, ricercatrice, da tanti anni compie un lavoro mirato sul mixability e sulla relazione tra danza e sociale.
Direttore del magazine è Claudio Arrigoni, giornalista sportivo e commentatore dello sport paralimpico per Rai e Sky; testimonial dell'intera operazione è Anna Maria Prina, ex direttrice per 32 anni Scuola di ballo del Teatro alla Scala, personalità di spicco della danza italiana, coinvolta dal settembre 2011 nel lavoro con la Cie MixAbility Dreamtime.
05/11/2015
Recensioni-Teatro alla Scala

Gala des Étoiles

30 e 31 ottobre 2015 Teatro alla Scala

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Serata all’insegna della bellezza, del virtuosismo e della poesia con le straordinarie étoiles internazionali che, il 30 e 31 ottobre, si sono esibite sul palcoscenico del Piermarini alla Scala, nel Gala in chiusura di Expo.
Dodici pezzi, quasi tutti passi a due tranne gli assoli di Svetlana Zakharova che ha interpretato La morte del cigno di Michail Fokin con una grazia sopraffina e un tormento drammatico di speciale bellezza, e il solo, Prototype, con Roberto Bolle creato per lui dal coreografo Massimiliano Volpini nel 2013. Un piacevole pezzo multimediale dove da un “prototipo” di statua perfetta poteva emergere solo lui, il “divo” Bolle che si è esibito in passi classici e contemporanei, con uno sfondo d’immagini virtuali dalle quali, alla fine, sono usciti tanti replicanti.
Il “David” della danza italiana si è esibito anche nel passo a due tratto dal balletto Carmen (1949) di Roland Petit, su musica di Bizet, in coppia con la russa Polina Semionova. Si è calato nel ruolo di José con una certa cautela attraverso un’interpretazione in bilico tra tenerezza e aggressività mentre lei catturava la scena, con più determinazione ma senza raggiungere il fascino seduttivo che altre grandi interpreti ci hanno regalato.
Il passo a due più toccante della serata è stato quello tratto da La rose malade, sempre del coreografo francese Petit, sulla Seconda e Quinta Sinfonia, in particolare l’Adagietto di Gustav Mahler (lo stesso motivo del film di Luchino Visconti Morte a Venezia) interpretato dalla magistrale coppia Maria Eichwald e Mick Zeni.
Ispirato al poemetto The Marriage of Heaven and Well di William Blake, la rosa sfiorisce a passi di danza con un’eleganza onirica, tra abbracci appassionati e disperati e regala momenti di estasi. Agguerriti, in perfetta sintonia e carichi di energia contagiosa la coppia Nicoletta Manni e Ivan Vasiliev nel passo a due da Don Chisciotte di Petipa, con virtuosismi mozzafiato (le ruote alla russa maschili e le pirouettes della danzatrice) che hanno entusiasmato il pubblico. Sempre nel registro dei grandi classici, calorosi applausi per il Grand Pas Classique di Victor Gsovskij con Alina Somova e Leonid Sarafanov che ha danzato anche con Zakharova nel pas de deux del Corsaro a fine Gala.
Istrionico Vasiliev in Spartacus del coreografo russo Jurij Grigorovič al fianco della bellissima e brava Maria Vinogradova, étoile del Teatro Bolshoi; poetici nel decifrare tutta la passione giovanile degli amanti di Verona, Melissa Hamilton e Massimo Murru nel passo a due Romeo e Giulietta di McMillan.
Hamilton ha danzato con trasporto anche un altro balletto del celebre coreografo scozzese, L’histoire de Manon, al fianco del bravo Claudio Coviello.
Affiatati la spagnola Lucia Lacarra e l’albanese Marlon Dino in Three Preludes di Ben Stevenson su musica di Rachmaninov e in Light Rain (1981) del coreografo americano Gerald Arpino, co-fondatore del Joffrey Ballet.
Due pezzi molto raffinati, sospesi tra il classico e il moderno. 

Si ringrrazia per la concessione delle foto Brescia-Amisano.


Manuela Binaghi