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Dreamtime Dance Magazine
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Direttrice Editoriale: Paola Banone Fotografo: Franco Covi
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Editoriale
Dreamtimedancemagazine, redazione nata in una periferia milanese in cui abbiamo la nostra sede operativa. Siamo cresciuti come una redazione giovane, diversa e indipendente, per viaggiare nel mondo della danza e di molto altro, dal balletto al contemporaneo, dal teatrodanza al mixability. Un magazine edito dall'Associazione Culturale Vi.d.A., produttore del Festival Internazionale Dreamtime: danza senza limiti, che della Mixed Abilities Dance ha fatto la sua bandiera. Il magazine si avvale della collaborazione di affermati professionisti, nuove leve, sguardi molteplici sul complesso mondo della danza. Paola Banone, direttrice del festival Dreamtime, coordinatrice del magazine, ricercatrice, da tanti anni compie un lavoro mirato sul mixability e sulla relazione tra danza e sociale.
Direttore del magazine è Claudio Arrigoni, giornalista sportivo e commentatore dello sport paralimpico per Rai e Sky; testimonial dell'intera operazione è Anna Maria Prina, ex direttrice per 32 anni Scuola di ballo del Teatro alla Scala, personalità di spicco della danza italiana, coinvolta dal settembre 2011 nel lavoro con la Cie MixAbility Dreamtime.
16/10/2017
Critiques-Autres

Focus danza canadese a MilanOltre

Tecnologia e innovazione

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Il Festival MilanOltre e’ noto per i suoi Focus danza. Quest’anno ho seguito con particolare interesse il FOCUS sulla danza canadese, paese che festeggia il 150° anniversario dalla sua fondazione. Il Governo Canadese sostiene i suoi artisti e il pubblico italiano ha potuto così vibrare in sala con artisti del calibro di Louise Lecavalier proveniente dal Quebec e icona storica della danza anni ’80 che con il gruppo La La La Human Steps ha scardinato le strutture del balletto classico.
Assistere a uno spettacolo della Cavalier significa rimanere impressionati dalla qualità energetica e dalla tecnica di una grande artista che a 59 anni sembra terminare i suoi spettacoli meno stanca dei giovani partner.
Nei due spettacoli presentati a MilanOltre, Battleground la sua produzione più recente (2106) e So blue, non ci ha colpito tanto il livello drammaturgico, quanto il riverbero di entrambi gli spettacoli sul nostro immaginario, la straordinaria padronanza tecnica e lo stile unico della Lecavalier. Gli spettacoli sono stati sicuramente impreziositi dalla ricerca musicale in Battleground con intervento dal vivo di Antoine Berthiaume e in So blue dalla musica del compositore turco Mercan Dede.

Segnaliamo le due performance/ installazioni di Martin Messier e Anne Theriault che hanno esplorato il tema della distruzione di oggetti in modo lieve come il titolo appunto Con grazia e Navid Navad che ha presentato le sue riflessioni sulle pratiche dell’arte di cucinare di un cuoco e le interazioni tra gestualita’, suono e proiezioni.

Attendevamo con curiosita’ il lavoro degli OUT INNERSPACE DANCE THEATRE in arrivo dal British Columbia (Vancouver) e siamo stati premiati sia nello spettacolo Major Motion Picture che in Me So You So ME.

Il primo spettacolo strutturato in due tempi esplora il tema del controllo e della sorveglianza con un utilizzo di tecnologia e telecamere a raggi infrarossi. Nel primo tempo c’e' un attenzione sul collettivo con incredibili invenzioni sceniche. Gruppi di personaggi che si contendono il potere e la creazione di un personaggio senza testa, realizzato con l’utilizzo di un mantello animato da tre danzatori che usano solo gambe e braccia e che ritorna puntuale durante lo spettacolo e nel finale sara’ animato da una sola danzatrice in un gioco molto poetico. Nel secondo tempo una maggiore attenzione e’ dedicata alla creazione di duetti e soli e lo spettacolo procede con un buon ritmo e le citazioni musicali in particolare di Ennio Morricone (C’era una volta in America). Abbiamo apprezzato il lavoro di ricerca con le proiezioni che rappresentano un dentro e fuori la scena e la ricerca tecnica di gestualita’ sorprendente e spiazzante. I due coreografi e interpreti David Raymond e Tiffany Tregarthen ci convincono anche in Me So You So Me in cui si confrontano nella relazione di coppia ed esplorano sempre in modo imprevisto e spiazzante a livello di invenzioni coreografiche. L’impianto scenico d’illuminazione ci è parso straordinariamente ben fatto e indice di una volonta’ da parte di chi sostiene la danza di ricerca contemporanea di mettere nelle condizioni ottimali gli artisti per poter sviluppare la loro creativita’.


Paola Banone