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Dreamtime Dance Magazine
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Direttrice Editoriale: Paola Banone Fotografo: Franco Covi
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Editoriale
Dreamtimedancemagazine, redazione nata in una periferia milanese in cui abbiamo la nostra sede operativa. Siamo cresciuti come una redazione giovane, diversa e indipendente, per viaggiare nel mondo della danza e di molto altro, dal balletto al contemporaneo, dal teatrodanza al mixability. Un magazine edito dall'Associazione Culturale Vi.d.A., produttore del Festival Internazionale Dreamtime: danza senza limiti, che della Mixed Abilities Dance ha fatto la sua bandiera. Il magazine si avvale della collaborazione di affermati professionisti, nuove leve, sguardi molteplici sul complesso mondo della danza. Paola Banone, direttrice del festival Dreamtime, coordinatrice del magazine, ricercatrice, da tanti anni compie un lavoro mirato sul mixability e sulla relazione tra danza e sociale.
Direttore del magazine è Claudio Arrigoni, giornalista sportivo e commentatore dello sport paralimpico per Rai e Sky; testimonial dell'intera operazione è Anna Maria Prina, ex direttrice per 32 anni Scuola di ballo del Teatro alla Scala, personalità di spicco della danza italiana, coinvolta dal settembre 2011 nel lavoro con la Cie MixAbility Dreamtime.
16/11/2014

Compagnia “OLTRE L’INVISIBILE” Anffas Pordenone "PAGINE BIANCHE"

Settima edizione Festival dreamtime

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Alda Merini scrisse: “Di fatto non esiste pazzia senza giustificazione e ogni gesto che dalla gente comune viene considerato pazzo coinvolge il mistero di un’inaudita sofferenza che non è stata colta dagli uomini”. Con queste le parole si apre a Milano, all’Auditorium PIME la prima serata del Festival Dreamtime, giunto oramai alla sua settima edizione. Sul palco la Compagnia “OLTRE L’INVISIBILE” Anffas Pordenone, una compagnia formata da persone con disabilità intellettive, operatori e da persone di tutte le età semplicemente intenzionate ad avvicinarsi alla danza che, da 11 anni, guidata da Lorella Ideari, porta in scena messaggi di integrazione, rispetto, solidarietà, sogno e amicizia, attraverso la DanceAbility. Per la prima volta ad esibirsi nell’ambito di questo Festival hanno portato il tema forte della spersonalizzazione degli internati negli ex istituti manicomiali, realtà disumana prima della Legge Basaglia che ne ha portato, almeno formalmente, alla chiusura. Finestre con le sbarre sullo sfondo e braccia sofferenti che cercano una via di fuga. Un grido a quel mondo sordo che sta la fuori. Dietro a quelle sbarre la vita, i colori, i sorrisi, la libertà. Quante storie dietro a quelle sbarre, tra quelle sedie. Come la storia di quella donna che sognava il suo abito lungo, elegante e colorato di cui le è rimasto solo un piccolo frammento e tanti sogni da cui lasciarsi cullare e da proteggere dalla crudeltà di quelle persone che avrebbero dovuto prendersi cura di quei sogni, di quei diritti di umanità, anziché contenere con la forza quegli impeti di vita definiti follia. Un’occasione per riflettere ancora su un tema a cui Dreamtime è sensibile da sempre. Corpi istituzionalizzati che racchiudono nascondono e annullano, imprigionata in camicioni lunghi e bianchi ogni forma di uomo e di donna, ogni colore, ogni sfumatura, ogni gusto, ogni desiderio: ciò che ci rende davvero umani. Anime calpestate. Occasione per riflettere sull’agire nelle istituzioni di cura ancora oggi. Quanto conta la libertà di scelta per tutti noi? Cosa può significa scegliere un colore, un vestito? Significa essere liberi interiormente, affermare la propria individualità. Significa scrivere con tutti i colori dell’arcobaleno, che ognuno di noi ha dentro, quelle due potentissime parole con cui si chiude lo spettacolo: NOI ESISTIAMO!!! Durante questa prima serata si sono susseguite le performance di altre due eccellenti compagnie: Pop Up del gruppo di teatro danza dell'Associazione Ottavo Giorno (Padova) ed Elementi di OrmarsLab (Milano) di Gian Rametta e Ornella Sberna. Raccolte le suggestioni di una serata di grande spessore invito tutti a non perdere il secondo appuntamento del Festival. Lunedì 1 dicembre appuntamento al Teatro Manzoni di Milano per un Galà di Beneficienza ricco di eventi importanti con presenze di provenienza e spessore internazionale. I ballerini scaligeri Nino Sutera e Paola Giovenzana danzeranno in prima mondiale “La doppia emozione”– l’inizio del film La Passione, prodotto e ideato da Andrea Forte Calatti. Stefania Ballone e Cristian Fagetti danzeranno Immemoria e Black, con le coreografie di Francesco Ventriglia, neo direttore del New Zealand Ballet. La Compagnia EgriBianco Danza presenterà The Master, un lavoro per quattro danzatori con le coreografie di Raphael Bianco. In scena inoltre la Compagnia Balletto Civile con Marlene, danzato da Giulia Spattini su ideazione e coreografia di Michela Lucenti. In scena anche la nuova coreografia, dal titolo "Paolo, Marco, Maria, Roberto...ecc.”, creata dal maestro Joseph Fontano per Amedeo Iagulli. Dalla Francia Autrand Ballet con Paradise LOST, ispirato dal poema di John Milton su musiche dello Stabat Mater di Pergolesi, e, infine, in prima nazionale, la nuova e attesissima produzione della Compagnia Dreamtime intitolata “Figli di italiani” di cui ho potuto seguire personalmente alcune fasi di lavorazione e invito davvero a non perdere. Durante il Galà al Teatro Manzoni verranno consegnati da Gioielleria Sarah Gismondi Atelier di Genova i Premi alla carriera ad Anna Maria Prina (madrina del Festival), Luciana Savignano, Francesco Ventriglia e Marco Pierin. Durante la serata verrà consegnato anche il Premio alla memoria Sirkka Liisa Forslund. Danzera’ alla sua memoria la prima ballerina della Finnich Opera House Maria Baranova. Una serata da non perdere.

Si ringrazia per la concessione delle foto Alberto Calcinai.

Gabriella Moret
14/10/2014

Il nuovo lavoro di Susanna Beltrami a MilanOltre

Der Gelbe Klang (Il suono giallo)

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Der Gelbe Klang (Il suono giallo) della coreografa Susanna Beltrami, presentato, in prima assoluta, al Festival Milanoltre durante il weekend dell’11 e 12 ottobre e liberamente ispirato alla composizione scenica “Suono Giallo” del pittore russo Vasilij Kandinskij, è uno spettacolo di teatro-danza con sua “personalità”, ricco d’interessanti suggestioni e visioni oniriche ma che andrebbe limato in alcune parti. Risulta infatti troppo lungo, si ha la sensazione che la coreografa non riesca a staccarsi dalla sua “creatura” e prolunghi oltre misura la rappresentazione. Ci riferiamo, per esempio, alla danza finale con uomini in pantaloni neri, a torso nudo e le donne in gonnelline e reggiseni, allacciati in passi che ricordano un po' il linguaggio del tango. Non era meglio chiudere con il poetico passo a due tra la danzatrice in calzamaglia bianca e il suo giovane partner? Beltrami sviluppa lo spettacolo su un registro prevalentemente drammatico e anche la scena con le donne e gli uomini (en travesti) in abiti da sera, che attinge fin troppo dal teatro-danza di Pina Bausch, non regala attimi più leggeri ed ironici allo spettacolo di cui, invece ci sarebbe bisogno. Molto bella la scena dei danzatori di fronte a una sorta di muro del pianto, con quei grandi occhi curiosi che si guardano in giro e che ricordano molto lo stile del pittore e designer Piero Fornasetti . Il mondo cromatico di Kandinskij, la sua passione per la natura, via via sempre più stilizzata in forme geometriche, è rappresentata da una serie di video curati da Marco Germi, Giacomo Albensi e dalla video scenografia di Giorgio Martino. Interessanti le licenze musicali create dal dj Karoly Moldovan, della musica di Alfred Schnittke e eseguite dal vivo dal violinista Stefano Montaldo. I dodici danzatori attraverso movimenti morbidi ed elastici che però attingono anche allo stile classico (non dimentichiamo che la Beltrami ha studiato a New York con Merce Cunningham) alternano passi tutti maschili, ad altri solo femminili (un po’ inutile il seno nudo nel passo a due amoroso che toglie quel velo di mistero di cui forse, oggi, il corpo della donna ha tanto bisogno) non tralasciando, tuttavia, interessanti passi a due. Per esempio quello della coppia che danza di fronte a una distesa di girasoli, un momento di lungo respiro, magico, in uno spettacolo dove incombe un senso profondo di morte e di tristezza. 

Manuela Binaghi
06/10/2014

National Dance Company Wales

Festival MilanOltre

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Primo trittico presentato con successo al Festival MilanOltre della compagnia gallese National Dance Company Wales che ha portato in scena Mythology di Stephen Shropshire, Purlieus di Lee Johnston e Dream di Christopher Bruce. Piuttosto deludenti i primi due pezzi, Mytholgy e Purlieus, dove il linguaggio contemporaneo risente di un'estetica del bello molto superficiale mentre regala ironia, freschezza e quel guizzo di originalità Dream di Christopher Bruce. Tutti rigorosamente in bianco, i danzatori in Mythology si lasciano guidare dalla musiche jazz ma con sfumature orientali, del noto compositore e pianista americano Frederic Rzewsky e da una voce maschile (solo verso la fine si sente anche un parlato femminile), che ripete fino all’inverosimile “I can tell you the truth of my life” (vi posso dire la verità sulla mia vita), in un crescendo di combinazioni coreografiche, alcune create secondo la tecnica dell'accumulo molto usata dalla post modern dance americana. In Purlieus Johnston crea dei giochi di luce (Interessante il triangolo che produce, a metà, una parete immaginaria) nei quali si muovono i tre protagonisti maschili, prima su dei rumori e poi sulle musiche elettroniche di Four Tet e quelle più ritmate di Bonobo ma, anche in questo pezzo, si percepisce un vuoto di significato. Si ha la sensazione che molta della coreografia contemporanea cavalchi quel filone di ricerca di una gestualità “bella” ma “patinata” che rincorre l’idea di un’estetica futile, asservita all’idea di un“piacere standardizzato”, che non spalanca nuovi orizzonti di senso. Applauditissimo il terzo pezzo della serata, Dream, dove i danzatori della National Dance Company Wales hanno potuto esprimere al meglio le loro eccellenti capacità interpretative, in un vortice di movimenti ariosi, in costumi anni Cinquanta, accompagnati dalla suite di valzer Nobles et SentimentalesLent e Bolero di Ravel oltre che da Penillion della compositrice gallese Mary-Grace Williams. Ragazzi in pantaloni lunghi, camice e bretelle che gareggiano con le gambe infilate in sacchi di juta, coppie di giovani che si sfidano al gioco della carriola o in quello delle uova, corse, salti, scivolamenti con i calzini che ricordano il pattinaggio artistico e tante altre citazioni condite da uno scherzoso humor, senso di fatica e allegria. Dream cita il mondo sportivo ma con la grazia del ballo e il Bolero di Ravel esalta i virtuosismi dei suoi interpreti in un piacevole crescendo musicale. National Dance Company Wales sarà ancora in scena con un altro trittico (fino al 7 ottobre) firmato da Alexander Ekman (Tuplet), Johnston (They seek to find the happiness they seem) e da Stephen Petronio (Water Stories).

Si ringraziano per la concessione delle foto Rhys Cozens e Roy Campbell-Moore


Manuela Binaghi
02/10/2014

Balletto di Roma a MilanOltre

The arena love

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Una manciata di coreografi italiani raccolti dal Balletto di Roma, per raccontare, ognuno con il proprio stile, nientemeno che l’amore. Tutti insieme, in Arena Love, secondo titolo della compagnia romana ospite al Festival MilanOltre, con quattro coreografie: In-Contro di Giorgio Mancini, Intra di Mauro Astolfi, Kimera dello scaligero Gianluca Schiavoni e The Arena Love di Michele Pogliani. Una serata che, nell'insieme, è scorsa senza aggiungere particolari accenti personali a uno stile di danza contemporanea già molto collaudato e visto, che attinge alle scuole americane di William Forsythe, di Lucinda Childs e prima di loro, a quella del grande innovatore russo ma d’adozione statunitense, del balletto classico, George Balanchine. Peccato, perché i bravi danzatori del Balletto di Roma non hanno nulla da invidiare ad altre compagnie di livello internazionale mentre i nostri giovani coreografi potrebbero osare di più nella ricerca di uno stile più personale. C’è bisogna di una svolta, di osare senza paura, verso percorsi creativi diversi per evitare il rischio di un appiattimento della coreografia “made in Italy” e rimanere solo dei replicanti della post-modern dance americana. Ma andiamo per ordine. In-Contro, prima coreografia di Mancini per il Ballet du Grand Théatre de Genève, all’origine nato per una coppia di ballerini e poi estesa per il Maggio Musicale Fiorentino, vede in scena otto coppie di danzatori in tute aderenti argentate, che si esibiscono in pose plastiche in stile neo-classico, in uno scontro tra i sessi più formale che drammatico. Un pezzo piuttosto statico e algido. Il passo a due di Astolfi, Intra, regala una fisicità più passionale, in un incrocio di corpi tra sforbiciate, intrecci di braccia, prese e abbandoni sulle musiche di Anne Muller e Nils Frahm. Kimera di Gianluca Schiavoni , con suggestivi obliqui tagli di luci e la smagliante “performance” dei ballerini ripercorre troppo, senza prendere la giusta distanza, lo stile di Forsythe e il suo splendido linguaggio di decostruzione – ricostruzione dello stile classico. Affascinante, invece , l’ultimo pezzo che ha dato il titolo alla serata The Arena Love di Pogliani, una creazione che si snoda tra la musica classica di Vivaldi e pezzi di noti DJ come Amon Tobin e Frankie Cutlass, accompagnati da suoni e rumori. I danzatori si muovono in uno spazio indefinito, uomini e donne un po' alieni e robotizzati, che si scontrano anche in quadrati di luce, simili a dei ring di box: una battaglia tra gli “ego” nella quale nessuno vuole perdere e dove, in realtà, sono tutti perdenti. Una donna drappeggiata con un lungo mantello sforbiciato lascia la scena e cammina nuda, di spalle, verso il fondale. Una luce fuori campo dice: <<Stop!>> e le luci si spengono. Fine della battaglia...



Manuela Binaghi
30/09/2014

TATHA, seconda serata a MilanOltre

Aakash Odedra, Sanjukta Sinha

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Seduti di spalle, con lo sguardo rivolto a un fondale rosso, Aakash Odedra e Sanjukta Sinha, lui nome di punta della danza anglo indiana, lei famosa danzatrice di kathak, accennano delicati movimenti delle braccia e delle mani, accompagnati dalla musica e dai canti in stile drupad (la forma più antica di canzone classica nell'India di oggi) dei Gundecha Brothers. L'orizzonte delle loro aspirazioni sembra carico di promesse, di progetti da condividere, un duetto d’amore realizzato con una poesia del movimento carica di grazia, di delicatezza ma anche di prorompente energia vitale che si esprime con il battito frenetico dei piedi nudi che colpiscono il suolo con la velocità tipica del flamenco, in un crescendo di virtuosismi. Apre così il duetto di Tatha, spettacolo in prima europea, ospite alla seconda serata del Festival MilanOltre, creato dall'ottantenne coreografo di danza Kathak, Kumudini Lakhia e che, Odedra, aveva già affrontato, alcuni anni fa, in forma di solo. Trenta minuti di danza vibranti, tra carezze, sguardi, sottili complicità con due corpi che si cercano senza prevaricazioni e violenza, con rispetto e vigore. Un’estetica del bello che meriterebbe una rivalutazione da parte del nostro Occidente troppo frastornato dal materialismo opulento e frenetico, dove si esige il “tutto” e “subito” senza più cogliere la magia dell’attesa. L’attesa anche del corpo dell’altro, come dono da ricevere, da custodire con preziosa cura e per sempre. Il primo tempo è terminato con uno scroscio di applausi da parte del pubblico che non capiva, incerto, se lo spettacolo era finito. In realtà era solo l’intervallo: la serata ha ripreso con un’affascinante solo di Odedra che ha espresso l’ebrezza di uno stile velocissimo in un gioco di piedi e mani, scandito da pose statuarie. Molto spazio anche al solo femminile che tuttavia è risultato un po’ troppo lungo e ripetitivo, senza nulla togliere alla bravura della Sinha che, con grazia orientale, i campanellini alle caviglie, ha sprigionato un’energia folgorante. Gran finale con un passo a due, Odedra in abito bianco stile danzatore di dervisci e lei, in un lungo vestito di seta dorato, incorniciati in un cono di luce di grande effetto. Applausi calorosi.

Manuela Binaghi
11/09/2014

Oriente Occidente raccontato da Lanfranco Cis




Paola Banone intervista Lanfranco Cis co-direttore artistico di Oriente Occidente.
Lo abbiamo incontrato nell'ultima giornata del Festival al Teatro Melotti di Rovereto.

Si ringrazia per le riprese e il montaggio il fotografo Franco Covi.

Paola Banone
31/08/2014

LA COMPAGNIA DREAMTIME DANZA A ROMA

FESTIVAL FUORI POSTO dal 6 al 25 Settembre 2014 all’interno dell’Estate Romana

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La seconda edizione di FUORI POSTO, Festival di Teatri al Limite, riprende il lavoro avviato nella scorsa stagione, l’arte sociale esce allo scoperto, e lo spettatore diventa all’improvviso parte dell’opera.
“Abbiamo voluto organizzare un festival che attraverso l’arte facesse anche riflettere su tematiche sociali importanti, le stesse con cui ci confrontiamo quotidianamente all’interno dei nostri servizi”, dichiara Carla Bartolucci, Presidente della Cooperativa Sociale Eureka Primo Onlus, organizzatrice dell’evento insieme all’Associazione Culturale Fuori Contesto. Un plauso alla brava Emilia Martinelli, direttrice artistica del Festival, amica e collega, per aver coagulato il meglio presente sul territorio nazionale per quanto riguarda le arti performative. Segnaliamo tutti gli artisti presenti al Festival Fuori Posto:
Simona Atzori e Compagnia Dreamtime di Milano, Accademia della Folia di Trieste, Laboratorio Teatrale Integrato Piero Gabrielli, Fuori Contesto, Pezzi di Ricambio, Teatro Buffo di Roma.
La filosofia del Festival Internazionale Dreamtime, danza senza limiti e la omonima Compagnia Dreamtime, trovano casa e ospitalita’ in questo Festival finanziato dall’Estate Romana. Da 12 anni la Nostra Compagnia partecipa al Festival d’Avignon Off dans la Rue, perche’ se e’ difficile portare la gente a teatro -soprattutto a Roma- per assistere ad uno spettacolo di Danza Contemporanea, allora ci siamo detti “noi apriamo le porte e scendiamo in strada”.
La Compagnia Dreamtime per quest’appuntamento romano presenta dodici danzatori e due musicisti che apriranno le danze sabato 6 settembre 2014 al Parco Andrea Campagna, via Filippo Meda 140 (Metro B - Monti Tiburtini) con “Figli di Italiani” ideazione, regia e coreografie di Paola Banone.
Si tratta della nuova produzione della Compagnia 2014/2015, che presenteremo a Roma in anteprima Nazionale al Festival Fuori Posto.
Lo spettacolo si svolgera' sotto forma di Street Parade itinerante e il pubblico potra’ seguirci e danzare con noi nel nostro viaggio nell’America degli anni ’30 e ritorno. Lo spettacolo affronta un tema attuale quello dei Migranti e le domande che ci siamo posti sono: "A quale Italia apparteniamo? Di chi siamo figli? Chi sono questi figli?".
Siamo consapevoli del fatto che non siamo proprio tutti a posto e cio’ dipende sempre dal punto di vista dal quale veniamo guardati, sia su un palcoscenico sia in strada, come in questo caso.
Riprendo le parole del critico di danza Francesca Pedroni alla Tavola Rotonda organizzata il 5 dicembre 2011 su iniziativa dell’Associazione Culturale Viaggiatori dell’Anima, all’interno del progetto DifferAbility all’Aquario Civico Milanese (intervento completo alla sezione danza e disability del nostro web magazine), per spiegare un po’ di storia della danza e il percorso di ricerca visionario che guida il percorso di ricerca Compagnia Dreamtime.
Scrive la Pedroni: “Se l’attenzione alle differenze spinge a inizio secolo gli artisti a ricercare una danza che sia adatta al personaggio, nel corso del Novecento l'occhio sulla diversità porterà sempre più coreografi a lavorare in un modo nuovo con i propri danzatori, spronandoli a far emergere nel lavoro non solo le loro potenzialità creative, ma direttamente la loro individualità, nuda e cruda, al di là del riparo in un personaggio esterno a cui dare volto. Dai protagonisti della ‘modern dance’ americana, ai fautori della ‘danza libera’ tedesca dei primi decenni del Novecento come Rudolf Laban e Mary Wigman, a coloro che cominciarono a utilizzare con i loro interpreti l’improvvisazione e composizione come metodo creativo, ai grandi del tanztheater e a molti altri il secolo scorso ha fatto nascere una nuova visione dell’interprete, artista e spesso co/autore, senz’altro individuo portatore in scena della propria unicità. Attraversando il secolo al galoppo, come non avere negli occhi il tanztheater di Pina Bausch, un’artista che ha dedicato il proprio lavoro a mettere in luce “ciò che muove le persone”? Diceva: “nei miei spettacoli ognuno è se stesso. Certe cose si possono dire con le parole, altre con i movimenti. Ma ci sono anche dei momenti in cui si resta senza parole, completamente perduti e disorientati, non si sa più che fare. A questo punto comincia la danza e per motivi del tutto diversi dalla vanità. Il tuo io è ciò che il corpo rivela nelle relazioni con le persone. E parlare con il corpo è così naturale, meraviglioso”.
Ringraziamo infine i nostri amici e partner di questa nuova produzione: la Fondazione Egri per la Danza di Torino, l’Associazione Castoro di Legnano e l’Associazione romana Crea.mo.
In Africa si dice che per crescere un bambino ci vuole un villaggio, ma forse per costruire una nuova Italia servira’ accogliere e coagulare, nel rispetto delle differenze, le nuove energie e ricchezze portate da persone e popoli che ci vedono come la salvezza …al di la’ del mare.


INFORMAZIONI


Roma, dal 6 al 25 Settembre 2014
L'ingresso a tutti gli spettacoli è gratuito. 

Responsabile Comunicazione e ufficio stampa: Silvia Belleggia, 329 1554787
info@festivalfuoriposto.org
Tel. 06 6290219
Sito web, facebook, Twitter  www.festivalfuoriposto.org, facebook.com/ festivalfuoriposto, twitter.com/fuori_posto

COME ARRIVARE:
Mercato Rionale di Viale Stefanini (Metro B - Santa Maria del Soccorso)
Parco Andrea Campagna: via Filippo Meda 140 (Metro B - Monti Tiburtini) 
Bibliopoint I.c. Perlasca: via Vincenzo Barelli 7 (Pietralata) 
Centro Culturale Gabirella Ferri: Largo Beltramelli (Ang Via Galantara)





La redazione
30/11/2012

AlpsMove 16 - 29/11/2012

Festival di teatro danza

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AlpsMove Festival di Teatro Danza Il Festival AlpsMove è il festival di danza regionale dell' Alto Adige. E' una piattaforma che ospita opere di danza e teatro danza invitando danzatori e danzatrici sud tirolesi a rientrare da tutta Europa per presentare il loro lavoro di ricerca e e le loro opere. Il festival gestito dalla Sudtiroler Tanzkooperative è giunto quest'anno alla settima edizione. L'equipe del Festival Dreamtime, formata dalla scrivente Paola Banone con l'amico collaboratore e fotografo Franco Covi, ha partecipato alle serate di sabato 17/11/2012 a Lana e sabato 24 e domenica 25/11/2012 al Teatro Gries di Bolzano. A Lana presso la sala Raiffeinsenhaus abbiamo assistito a Tanzkonzert Concertodanza nel quale hanno danzato gli ospiti del Festival sudtirolesi e i danzatori ospiti stranieri con tre musicisti che improvvisavano dal vivo. Il clima della serata è stato famigliare e accogliente e a conclusione della serata cena con specialità rigorosamente tirolesi. Abbiamo apprezzato la serietà dell'organizzazione alto atesina e ci ha colpito in modo particolare, fin dalla prima serata, il clima di "jam session artistica" che abbiamo respirato a questo festival e che possiamo con tranquillità definire un goiellino. In scena con gli ospiti stranieri del Festival ci piaciuti i tre meravigliosi musicisti e i danzatori Mariatullia Pedrotti, Iosu Lezameta e il magnetico Riccardo Meneghini. Concertodanza ci ha divertito e rasserenato. Ci è parso, in buona sostanza, uno spettacolo divertente e bilanciato nei tempi e nella struttura. Il prodotto scenico era decisamente legato ai principi della "ricerca in improvvisazione" che, con una adeguata scrittura drammaturgica, ha seguito una sua logica interessante e stringente. La serata al teatro Gries del 24 novembre per noi è cominciata con la performnace HERO coreografia di Riccardo Meneghini, in scena con Baptiste Bourgougnon. Assistiamo ad uno scontro incontro tra due uomini, iscritti nella realtà contemporanema ma fuori dal tempo. Lo spettacolo ci racconta l'archetipo maschile dell'eroe ma anche del guaritore ferito. Incontriamo la forza virile abbinata alla dolcezza e alla delicatezza dell'animus maschile. I danzatori in scena si confrontano non solo con la forza ma anche con l'arte della seduzione e del corteggiamento e soprattutto ci impongono, a luci accese in sala, una domanda invadente: Abbiamo ancora bisogno di eroi e di trofei da imitare e comperare? Che peso ha il valore del denaro nell'arte coreutica contemporanea? Il lavoro di Riccardo Meneghini (vero idolo delle folle e ospite gradito del Festival), rientrato da dall'Inghilterra per AlpsMove e in continuo movimento, ci ha convinti. Il giovane talento italiano trentino, uscito dall'Accademia Isola danza della Biennale di Venezia sotto la direzione di Carolyn Carlson e danzatore tra gli altri anche per Russell Maliphant, conquista per la luce che emana, fuori e sulla scena. Speriamo di averlo tra gli ospiti della 6° edizione del nostro Festival Dreamtime nel 2013 con un lavoro creato per noi e -perchè no- confrontandosi proprio con la cifra del nostro Festival, cioè il MixAbility, il lavoro in scena con danzatori professionisti abili e disabili. Nel pomeriggio di domenica 25 novembre abbiamo anche partecipato alla Jam organizzata in occasione del Festival sul palco del Teatro Gries, che oramai ci era diventato familiare. Per noi di Dreamtimedancemagazine il fine settimana, denso di emozioni, si è concluso in modo divertente e con la realizzazione di bellissimi scatti della Contact Jam a cura di Franco Covi, che presto invieremo ai direttori artistici del Festival e che potrete amminare in una gallery dedicata. Morale della favola non perdete d'occhio il prossimo anno questo Festival, piccolo gioiellino dove si possono incontrare e scoprire talenti e assistere a creazioni veramente interessanti. Fra le novità segnaliamo le performances di Evelyn Petruzzino, drammaturgia, musica, luci assistenza di Tommaso Monza. Ringraziamo per la concessione il fotografo Peppi Gander e il nostro fotografo Franco Covi.

Paola Banone