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Direttrice Editoriale: Paola Banone Fotografo: Franco Covi
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Editoriale
Dreamtimedancemagazine, redazione nata in una periferia milanese in cui abbiamo la nostra sede operativa. Siamo cresciuti come una redazione giovane, diversa e indipendente, per viaggiare nel mondo della danza e di molto altro, dal balletto al contemporaneo, dal teatrodanza al mixability. Un magazine edito dall'Associazione Culturale Vi.d.A., produttore del Festival Internazionale Dreamtime: danza senza limiti, che della Mixed Abilities Dance ha fatto la sua bandiera. Il magazine si avvale della collaborazione di affermati professionisti, nuove leve, sguardi molteplici sul complesso mondo della danza. Paola Banone, direttrice del festival Dreamtime, coordinatrice del magazine, ricercatrice, da tanti anni compie un lavoro mirato sul mixability e sulla relazione tra danza e sociale.
Direttore del magazine è Claudio Arrigoni, giornalista sportivo e commentatore dello sport paralimpico per Rai e Sky; testimonial dell'intera operazione è Anna Maria Prina, ex direttrice per 32 anni Scuola di ballo del Teatro alla Scala, personalità di spicco della danza italiana, coinvolta dal settembre 2011 nel lavoro con la Cie MixAbility Dreamtime.
28/06/2018

XI edizione del Milano Flamenco Festival

Serata del 26 giugno

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Istrionico, carnale, scultoreo, velocissimo, al trentatreenne ballerino catalano, Jesús Carmona, fascino e carisma non mancano.
Definito dal New York Times “un fenomeno”, Carmona, ha conquistato il pubblico alla prima (26 giugno) di Milano Flamenco Festival, al Piccolo Teatro Strehler, con Impetu’s (prima nazionale).

Un’ora e mezzo di flamenco strepitoso, non tradizionale, tranne in alcune eccezioni: la musica dal vivo suonata dall’ensemble di cinque elementi, i due chitarristi Daniel Jurado e Oscar Lago, il cantante Juan José Amador, il percussionista Francisco Vega e un inaspettato violinista, Thomas Potirón (il violino è uno strumento generalmente poco usato nel Flamenco).

La coreografia scorrevole e ben calibrata, è scandita dalle movenze di sei danzatori che amalgamano con ritmo e passione, stili diversi, dal classico flamenco, al balletto, con incursioni nella modern dance di José Limon e Martha Graham e nel tip tap (pare che Carmona abbia preso lezioni dal tapper newyorkese Jared Grimes). Poetico e drammatico il duetto con il cantante Amador, un lamento infinito che si allaccia all’improvvisazione del corpo del “bailaor”; suggestivo il passo a due tra un uomo e una donna dagli accenti classici e, esilarante, il solo di Carmona che, accompagnato dalle percussioni, ha esibito tecnica vigorosa nelle gambe e nei piedi.

I tacchi che colpivano il suolo velocissimi, secondo i canoni virtuosistici del flamenco, a piccoli passetti, mentre il dorso esibiva tutta la sua maestosa potenza con le braccia aperte verso il mondo. Una regia raffinatissima nei tagli di luce, nel fondale scuro dove s’intrecciano corde, nei costumi, nell’alternanza tra passi danzati e esibizioni musicali e canore; un flamenco teatrale, proiettato nel mondo contemporaneo, poetico, straziante, terreno, combattivo, viscerale, lirico, pieno di amore per la vita.

Milano Flamenco Festival prosegue con altre due serate: Nacida Sombra della Compagnia Raffaela Carrasco (28/6) e Labirintica di Marco Flores (29/6).


Manuela Binaghi
17/03/2018

Festival del Silenzio

Alla Fabbrica del Vapore di Milano

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E’ cominciata ieri alla Fabbrica del Vapore di Milano la prima edizione del Festival del Silenzio voluto dalla Compagnia di danza Fattoria Vittadini. Il Festival rappresenta una novita’ nel panorama italiano ed europeo.
Questa prima edizione in programma il 16, 17 e 18 marzo 2018 mette al centro una comunita’ di persone segnanti  e le lingue dei segni con presentazione di spettacoli, performance e workshop. L’iniziativa riveste una valenza importante per conoscere un mondo per lo piu’ sconosciuto, abitato dal desiderio di creare e potersi esprimersi e comunicare, in scena come nella vita, senza l’utilizzo della parola tramite il linguaggio dei segni.
Al momento il progetto del Festival del Silenzio non ha eguali né in Italia né all'estero; ci sono esperienze simili in Europa ma si rivolgono esclusivamente ad un pubblico di sordi e/o segnanti, come il Festival Clin d’Œil a Reims (FR) o il Jugendfestival di Stoccarda (DE)” questo racconta la direttrice artistica Rita Mazza che sottolinea invece l’importanza di creare un terreno comune in cui udenti e non, segnanti e non, possano incontrarsi.
Credo sia importante sottolineare la collaborazione con ANIOS Associazione interpreti di lingua dei segni italiana e alla presenza degli interpreti disponibili per garantire accessibilita’ e fruibilita’ degli spettacoli stessi. Durante la prima giornata ho partecipato sia allo spettacolo MIM – The medium is the massage dell’artista Jacque-André Dupont franco-colombiano di base a Bologna e allo spettacolo OFF-KILTER di Ramesh Meyyappan nato a Singapore ma di stanza a Glasgow.
Nella prima proposta si puo’ esperire una coreografia tattile che si riceve accomodati su poltrone da massaggio e poi si puo’ osservare su altre persone. Il risultato interessante di questa performance immersiva e’ la riflessione sulla percezione individuale e l’osservazione di quello che in realta’ viene eseguito sul corpo di chi riceve in una dimensione di relax. Nella seconda proposta l’artista Myyappan coniuga una forte presenza scenica con una grande attenzione alla qualita’ dei gesti e trucchi di micro magia per raccontare la storia di un uomo al limite dell’ ossessione. Una vita ripetitiva sconvolta dall’arrivo di una lettera pretesto per sviscerare le sue ossessioni.
Nelle giornate di sabato e domenica spazio per workshop e spettacoli da non perdere.

INFO LINE

Fabbrica del Vapore Via Giulio Cesare Procaccini, 4 Milano
Info, prenotazioni e iscrizioni workshop info@fattoriavittadini.it  
+39 339 6208237

Il programma completo e’ consultabile sul sito www.festivaldelsilenzio.com


Paola Banone
16/10/2017

Focus danza canadese a MilanOltre

Tecnologia e innovazione

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Il Festival MilanOltre e’ noto per i suoi Focus danza. Quest’anno ho seguito con particolare interesse il FOCUS sulla danza canadese, paese che festeggia il 150° anniversario dalla sua fondazione. Il Governo Canadese sostiene i suoi artisti e il pubblico italiano ha potuto così vibrare in sala con artisti del calibro di Louise Lecavalier proveniente dal Quebec e icona storica della danza anni ’80 che con il gruppo La La La Human Steps ha scardinato le strutture del balletto classico.
Assistere a uno spettacolo della Cavalier significa rimanere impressionati dalla qualità energetica e dalla tecnica di una grande artista che a 59 anni sembra terminare i suoi spettacoli meno stanca dei giovani partner.
Nei due spettacoli presentati a MilanOltre, Battleground la sua produzione più recente (2106) e So blue, non ci ha colpito tanto il livello drammaturgico, quanto il riverbero di entrambi gli spettacoli sul nostro immaginario, la straordinaria padronanza tecnica e lo stile unico della Lecavalier. Gli spettacoli sono stati sicuramente impreziositi dalla ricerca musicale in Battleground con intervento dal vivo di Antoine Berthiaume e in So blue dalla musica del compositore turco Mercan Dede.

Segnaliamo le due performance/ installazioni di Martin Messier e Anne Theriault che hanno esplorato il tema della distruzione di oggetti in modo lieve come il titolo appunto Con grazia e Navid Navad che ha presentato le sue riflessioni sulle pratiche dell’arte di cucinare di un cuoco e le interazioni tra gestualita’, suono e proiezioni.

Attendevamo con curiosita’ il lavoro degli OUT INNERSPACE DANCE THEATRE in arrivo dal British Columbia (Vancouver) e siamo stati premiati sia nello spettacolo Major Motion Picture che in Me So You So ME.

Il primo spettacolo strutturato in due tempi esplora il tema del controllo e della sorveglianza con un utilizzo di tecnologia e telecamere a raggi infrarossi. Nel primo tempo c’e' un attenzione sul collettivo con incredibili invenzioni sceniche. Gruppi di personaggi che si contendono il potere e la creazione di un personaggio senza testa, realizzato con l’utilizzo di un mantello animato da tre danzatori che usano solo gambe e braccia e che ritorna puntuale durante lo spettacolo e nel finale sara’ animato da una sola danzatrice in un gioco molto poetico. Nel secondo tempo una maggiore attenzione e’ dedicata alla creazione di duetti e soli e lo spettacolo procede con un buon ritmo e le citazioni musicali in particolare di Ennio Morricone (C’era una volta in America). Abbiamo apprezzato il lavoro di ricerca con le proiezioni che rappresentano un dentro e fuori la scena e la ricerca tecnica di gestualita’ sorprendente e spiazzante. I due coreografi e interpreti David Raymond e Tiffany Tregarthen ci convincono anche in Me So You So Me in cui si confrontano nella relazione di coppia ed esplorano sempre in modo imprevisto e spiazzante a livello di invenzioni coreografiche. L’impianto scenico d’illuminazione ci è parso straordinariamente ben fatto e indice di una volonta’ da parte di chi sostiene la danza di ricerca contemporanea di mettere nelle condizioni ottimali gli artisti per poter sviluppare la loro creativita’.


Paola Banone
29/09/2017

MilanOltre 31° Edizione e' iniziata

Rosas danst Rosas per l'apertura

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La 31° edizione di MilanOltre ha aperto in grande stile con lo spettacolo Rosas danst Rosas di Anne Teresa De Keersmaeker. Una sala strapiena per celebrare lo spettacolo che debutto` nel 1983  segnando la svolta internazionale della De Keersmaeker e la nascita della Compagnia Rosas. Uno spettacolo che mette a dura prova le brave giovani interpreti Laura Bachman, Lea Dubois, Yuika Hashimoto, Soa Ratsifandrihana.
Lo spettacolo non risulta datato ma fondante e ispiratore per la ricerca in danza post contemporanea. In questo senso lo spettacolo di danza non e` piu` qualche cosa di slegato dalla realta' che porta lo spettatore in un immaginario sognante. Lo spettacolo si compone di cinque parti con tanta danza e musica basata su principi minimalisti. La gestualita’ riprende gesti della quotidianita’ alternati a gesti piu' astratti. Possiamo dire che le danzatrici sembrano essere le note di una partitura sonora e visiva che si compone all’inizio dello spettacolo nel silenzio, scandita dai respiri e dal rapporto con il pavimento, nella seconda parte in rapporto alla musica metallica e percussiva con movimenti che diventano rapidi, duri ed energici, in seguito in relazione a corridoi di luce e raggiungendo il limite dell’esaurimento fisico. Il finale nel silenzio e' un ritorno alla quiete e alla quotidianita`. Notevole l’impatto e l’utilizzo della musica di Thierry De Mey e Peter Vermeerch.

Un’ apertura molto interessante per un Festival che intende mantenere le sue promesse con il suo sguardo internazionale e in particolare il Focus Canadese dal 7 al 14 ottobre con Luoise Lecavalier, vera icona della danza che ha rivoluzionato il linguaggio della danza negli anni ’80 contaminandola con la cultura rock, con due titoli il 7 ottobre Battleground e 8 ottobre So Blue. Sempre il 7/8 ottobre alle ore 19.00 Martin Messier e Anne Theriault portano in scena la performance Con Grazia. Il 10 ottobre una performance molto particolare tra danza e cucina di Navid Navad intitolata Practise of everyday life / Cooking e la compagnia Out Innerspace Dance Theatre il 13 ottobre con Major Motion Picture e il 14 ottobre con Me So You So Me.

Sempre in apertura di Festival il coreografo Fabrizio Favale con la compagnia Le Supplici presenta Ossidiana (30 settembre) e in prima nazionale The Rain Sequence (1 ottobre).
Per il secondo anno consecutivo torna anche Robert Zappala` il 1 ottobre con Romeo e Giulietta 1:1 – la sfocatura dei corpi e il 3 ottobre con I am beautifull ispirato alla scultura di Rodin e al primo verso de La Beaute’ di Beaudelaire. Il 4 ottobre la creazione co-prodotta da MilanOltre e da Next di Ariella Vidach HABITData che mette a fuoco la relazione tra uomo e macchina alla ricerca di un possibile equilibrio.

Per quanto riguarda la danza italiana dal 5 al 12 ottobre MilanOltre festeggia i 10 anni di Fattoria Vittadini compagnia milanese nata alla Scuola di Arte Drammatica Paolo Grassi con tre titoli il 5 ottobre To This Purpose Only, coreografia Nicola Mascia e Matan Zamir. Due le prime nazionali: il 9 ottobre Salvaje con la coreografia di Daniel Abreue il 12 ottobre con My True Self revisited coreografia Maya Weinberg.

Dal 11 al 22 ottobre ancora danza italiana con il Focus dedicato al coreografo Enzo Cosimi. L’11 ottobre Sala Shakespeare ospita Bastard Sunday ispirata alla figura di Pier Paolo Pasolini. Il 14 ottobre la Sala Bauch alle ore 19.00 ospita Corpus Hominis che indaga la vita di omosessuali in eta` matura in rapporto alla contemporaneita`. Il 15 ottobre in Sala Shakespeare l’ultima produzione della compagnia, Estasi una riflessione sul desiderio e i suoi aspetti piu’ profondi generati oggi nella societa’ contemporanea. Il 21 e il 22 ottobre presso NonostanteMarras La Bellezza ti Stupira`, uno spettacolo dedicato agli homeless ideato da Cosimi in collaborazione con Antonio Marras e Fondazione Arca Onlus. A conclusione del Festival una nuova coproduzione della Compagnia Susanna Beltrami e MilanOltre dal 27 al 29 ottobre presso DanceHaus, la prima nazionale di Io Sono il Bianco del Nero. Un mese intenso di danza che mantiene lo sguardo internazionale e un’attenzione alle realta’ locali.

Si ringrazia per la concessione delle foto Anne Van Aerschot.

INFORMAZIONI 

TEATRO ELFO PUCCINI c.so Buenos Aires 33 Milano 
tel 02.00.66.06.06  biglietteria@elfo.org 

Prezzi: da 28 a 10 euro (diritti di prevendita' euro 1,50) 
Abbonamenti/Card: da 60 a 36 euro
www.milanoltre.org 



06/04/2017

NOW, le 7 poesie danzanti della Carlson

Teatro Fraschini di Pavia

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Il teatro Fraschini di Pavia, già nominato teatro dei Quattro Nobili Cavalieri, esempio artistico di barocco settecentesco dell’architetto scenografo, Antonio Galli da Bibbiena, sfodera una nutrita rassegna di prosa, musica, operetta e danza. Nella rosa del balletto, ha chiuso la proposta il 27 marzo, la danza libera della Carlson.

La Carolyn Carlson Company è un alveare, uno spazio di creatività e libertà all’interno del quale gesto-movimento e pensiero s’intrecciano.

La sua Ape Regina, la Carlson, sacerdotessa della danza modern contemporanea americana, prosegue il cammino della sperimentazione, come fu per le sue antesignane, Isadora Duncan e Martha Graham, e in Europa, Pina Bausch, recentemente scomparsa.

Partendo dal presupposto che la danza nasce e muore nello stesso momento, esattamente come un Mandala nella filosofia orientale, la Carlson disegna il progetto coreografico sul tema del tempo presente, ora, adesso, “now”, appunto.

Citando una frase a lei cara del Dalai Lama : “Ci sono solo due giorni per cui non possiamo fare nulla, i e r i e d o m a n i , o g g i rimane il giorno ideale per fare, agire, vivere, esserci.

Carolyn delega a 7 ballerini straordinari, armoniosi e generosi nel comunicare con il pubblico, la scrittura del movimento in scena. Atto unico di 1 ora e 20 minuti, suddiviso in sette parti metaforiche, si ispira ad alcuni filosofi, come G.Bachelard, facendo riferimento al microcosmo che diventa macrocosmo, allo spazio individuale e allo spazio dell’habitat, interiore e della Natura.

Come pure i riferimenti vanno a Rudolf Steiner, fondatore dell’antroposofia e del metodo Waldorf, che ha ispirato l’agricoltura biodinamica, ed ha posto le basi per l’Euritmìa, sono spunti di riflessione colti dalla Compagnìa e dalla stessa Carlson per creare la poetica danzante di NOW.

Carolyn Carlson, si definisce essa stessa, prima che danzatrice e coreografa, una poetessa, una esploratrice, capace di costruire poesia visiva, con i gesti, mezzo di comunicazione non verbale universale, attingendo dai qi gong e dal tai-chi delle Arti Marziali.

Oltre alla circolarità del movimento e alle spirali, il linguaggio scenico delle ombre e delle luci, di notevole importanza per la coreografa, insieme alla musica, malinconica e puntuale del compositore Renè Aubry, punto di riferimento e collaboratore di lunga data, sono elementi fondamentali per cucire addosso ai ballerini i colori e i suoni delle intenzioni della dimensione intima dell’anima.

I danz-attori, capaci di raccontare con la parola, il gesto e i silenzi, come nella pellicola cinematografica della nouvelle vague, fatte di sguardi, attese, forti contrasti, dimensioni oniriche e senza tempo o con un tempo sospeso, tipico del neo realismo, sono meritevoli di nota: Sara Orselli, Sara Simeoni, Riccardo Meneghini, Constantine Baecher, Juha Marsalo co-autore dei testi, Isida Micani e Yutaka Nakata, talmente in simbiosi con il suo assolo, da materializzarlo nelle parole di un Aiku giapponese.
Una straordinaria boccata di ossigeno spirituale!

Ringraziamo per la gentile concessione dell'articolo Emanuela Cassola Soldati


Emanuela Cassola Soldati
25/06/2016

Luci e ombre alla Biennale Danza 2016

Venezia 17 - 18 -19 giugno 2016

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I corpi si appropriano di spazi incredibilmente belli e affascinanti, all’interno di palazzi settecenteschi, nei campielli, nelle strade di Venezia.
La Biennale Danza 2016 (17-26 giugno), diretta dal coreografo Virgilio Sieni, ha aperto con una performance di venti minuti, in una spaziosa e luminosa sala al quinto piano del Conservatorio Benedetto Marcello, per Biennale College, la sezione dedicata a giovani danzatori non professionisti per i quali i coreografi ospiti hanno creato dei brani inediti.
My walking is my dancing è un workshop del canadese Sandy Williams, danzatore della compagnia belga Rosas, improntato sulla camminata, punto di partenza per esplorare poi movimenti più complessi. Si tratta di uno studio, così come Verso la specie di Claudia Castellucci, con i danzatori in abiti neri, incappucciati, stivaletti bassi in un clima un po' funereo che si muovono in cerchio ma che, rispetto al pezzo del canadese, ha un sapore decisamente più mediterraneo e personale. Con i danzatori della Biennale college ha lavorato anche la coreografa algerina Nacera Belaza con La Procession e Adriana Borriello con La conoscenza della non-conoscenza e le performances hanno occupato sia spazi all’aperto che al chiuso.
Interessante il lavoro di Daniele Ninarello Kudoku con il musicista elettronico Dan Kinzelman, un pezzo dove il corpo s’ispira e si fa guidare dalla musica, all’inizio assordante, che mescola rumori delle macchine, sax, flauti e clarinetti in un crescendo ripetitivo di movimenti fatti di piccoli passi, scatti, pose, movimenti robotizzati che culminano nei giri vorticosi del danzatore, con le braccia aperte, in stile dervisci rotanti.
Una tendenza che sta contagiando molto la danza contemporanea, purtroppo non sempre in modo felice: ne sono un esempio i due pezzi presentati, il 17 giugno, all’Arsenale, alla Tese dei Soppalchi, La Traversée (45’) e Sur le fil (40’) dell’algerina Nacera Belaza (coreografa molto amata in Francia). Una dura prova per il pubblico che ha subìto (senza purtroppo entrare in trance come la tradizione vorrebbe), novanta minuti senza intervallo di giri estenuanti. Purtroppo anche l’atteso debutto di Sunny del coreografo israeliano Emanuel Gat ha deluso per l’assenza totale di messaggi e per l’inconsistenza della coreografia. Peccato perché la compagnia è apparsa in ottima forma, con un inizio che avrebbe potuto decollare: un uomo con una maschera e un vaso di terracotta in testa, piume bianche sui polpacci e sul petto, fa il suo ingresso mentre, sul lato sinistro del palcoscenico, s’esibisce dal vivo, il musicista Awir Leon che, a un certo punto dello spettacolo, intona la famosa canzone Sunny di Bobby Hebb.
Dal fondo escono i dieci ballerini, ragazze in costumi da bagno interi che si atteggiano come se sfilassero e cinque uomini in abiti casual, si alternano in passi a due, soli e corali con un finale all’insegna del kitsch con parruccone, scarpe con zeppe, un guerriero in abito medioevale, una donna completamente coperta da un abito rosso luccicante, tipo burqa.
Un raggio di luce nel week-end inaugurale della Biennale, l’ha regalato la compagnia britannica Shobana Jeyasingh Dance con Outlander, un pezzo eseguito da due danzatrici e un ballerino indiano che percorrono, uno per volta, la lunga pedana nera nello spazio del Cenacolo Palladiano della fondazione Giorgio Cini che ospita sulla parete in fondo, la riproduzione della tela con le Nozze di Cana, di Veronese. I corpi esprimono potenza, seducono con la loro plasticità, di schiena e di fronte, le dita aperte delle mani sembrano gridare i misteri dell’esistenza per poi ricomporsi in pose; una danza di matrice espressionista che unisce i “battiti” della tradizione indiana Bharatanatyam con la drammaticità europea, accompagnata dalle parole di una voce recitante “All my dreams are about tomorrow”. Cinquantacinque minuti, invece, estenuanti con l’assolo Der Bau, ispirato all’omonimo racconto di Kafka, della tedesca Isabelle Schad che, nuda in scena, la testa in giù, muove ogni parte del corpo per circa venti minuti, solleva ripetutamente in aria un telo nero prima di accasciarsi al suolo e (con l'aiuto di due persone) si avvolge in lunghi teli e rotola come una palla. Per fortuna il Leone d’oro alla Carriera che Sieni ha dato subito dopo, nel Teatro Piccolo Arsenale, a una delle più grandi coreografe dei nostri tempi, Maguy Marin, apre qualche speranza al futuro della danza che oggi, più che mai, ha bisogno di messaggi autentici e vitali. Il breve Duo d’Eden della Marin, una danza d’amore tra due corpi diversi e per questo carichi ognuno di una valenza simbolica insopprimibile, ha tenuto alti gli orizzonti sulle possibilità espressive della danza.


Manuela Binaghi
21/06/2016

Giulietta e Romeo dello scaligero Bombana

Chiusura della stagione di Parmadanza 2016

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La giovanissima Compagnia dello Junior Ballet di Toscana, fondata e diretta da Cristina Bozzolini, conquista il pubblico con la nuova costruzione coreografica, GIULIETTA E ROMEO, firmata dal coreografo, Davide Bombana.

Sulle note della struggente musica senza tempo, di Sergej Prokof’ev, la ricostruzione, attualizza, come in una notizia di cronaca recente, l’eterna lotta tra amore e odio, nella commemorazione di due giovani innamorati, Admira e Bosko, lei musulmana e lui serbo, caduti circa vent’anni or sono, per mano di un cecchino, a Sarajevo, nel cruento conflitto balcanico.

Il verismo, espresso, attraverso il linguaggio coreografico, non è solo il frutto della cifra stilistica di matrice contemporanea del coreografo Bombana, ma anche nella reale giovinezza dei ballerini interpreti, tutti di età compresa tra i 16 e21 anni, empaticamente ed emotivamente addentro ai sentimenti dei personaggi, pur espressi dal trait d’union del portamento delle braccia di matrice classica e la fisicità della contact dance.

In un’unica scena si risolve la narrazione drammaturgica della trama, utilizzando il proscenio e le diagonali per la descrizione del tempo presente, e il fondo scena, per i tagli prospettici dei cambi di scena, entro i quali i personaggi a tratti, da testimoni spettatori, assistono insieme al pubblico, partecipando al consumarsi di una tragedia antica quanto l’uomo.

Bombana, forte di una formazione anche scaligera, riassume il dramma ,compattando la storia, per descrivere l’impulso vitale dell’amore, come l’effort shape per Laban, per incidere l’attimo, il nucleo da cui tutto si genera, l’impulso primordiale, dal quale sorgere nel movimento autentico , il processo creativo.

Pertanto, la veridicità dei gesti quotidiani e delle movenze in scena, risultano riconoscibili e di facile lettura, tanto da catalizzare l’attenzione sul racconto del fatto di cronaca, molto più che sul tecnicismo dei passi.

Bravi tutti, i ballerini interpreti dei personaggi, nelle vesti più semplici ed essenziali, anche quando lasciano intravedere, un nudo pudico nel mentre del pas de deux, dell’incontro passionale dei due innamorati, Romeo/Bosko e Giulietta/Admira.

Una forte riflessione si palesa davanti agli occhi degli spettatori, con i due corpi inermi sul suolo scenico, che aprono e chiudono la stesura coreografica, quasi a volerne immortalare il dolore, di un atto, così crudele, compiuto ancor oggi, per mano, della ignoranza ,delle faide religiose-politiche, delle intolleranze dell’essere umano nei confronti della diversità.


Emanuela Cassola Soldati
28/05/2016

Amici 2016, il vincitore è Sergio



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AMICI, il talent più amato dagli italiani, volge al termine della sua 15esima edizione, decretando, ai quattro finalisti, Gabriela/ballerino, Elodie/cantante, Sergio/cantante, Lele/cantante, la possibilità di accedere alla finale e al vincitore/rice assoluto del Programma.

Un lungo percorso e tanta strada ha portato in questi anni al consolidamento e alla veridicità del format, come spiega l’ideatrice Maria De Filippi, in conferenza stampa, passando attraverso il cambiamento del nome da Saranno Famosi ad Amici, senza alterare il carattere distintivo. Riducendo notevolmente il pettegolezzo ,la polemica fine a se stessa con il pubblico parlante, dando spazio sempre più ai protagonisti Allievi concorrenti.

Un Team amalgamato, vincente, quello presentato nella stagione 2015-16, in cui vede la riconferma delle Queen coach, Elisa ed Emma, sempre più complici, capaci di mettersi a disposizione degli Allievi, nel gioco tra le parti da grandi professioniste ,ed interpreti, come i tasti bianchi e neri di un pianoforte, necessari insieme per suonare.

Altro connubio vincente, la coppia formata da NEK alias Filippo Neviani e J-AX, così apparentemente differenti e così uguali a se stessi, sempre in ascolto ed emotivamente attenti alle corde dei gusti musicali dei propri Allievi , i quali, alla domanda, …”qual è stato il bisogno, il motivo urgente, di dover comunicare con la musica partendo da una frase dell’etnomusicologo Kurt Sacks, a cui arrivò al seguente assunto:
“LA Danza è la madre di tutte le Arti, poiché la Musica e la Poesia esistono nel tempo, la Pittura e l’Architettura nello Spazio, la Danza vive contemporaneamente la dimensione del tempo e dello spazio".

I due musicisti della squadra Blu, rispondono senza indugi, che è nella verità, nella trasparenza, che hanno sempre sentito il forte richiamo, l’urgenza di rispondere alla chiamata del fuoco dell’Arte, tanto quanto di ricambiare la propria esperienza, come un apprendista artigiano, anche nel ruolo di coach.

Può risultare una scelta commerciale discografica , quella di Rudy Zerbi, per non aver sostenuto in ultima battuta il proprio ballerino della squadra Blu, ma ci rincuora il fatto di avere dato risalto alla Danza con l’eccellente regia di Giuliano Peparini, valore aggiunto al format, regalando quadri coreografici dai temi sociali, mai scontati (bullismo, alcolismo, Alzheimer, omofobia, emigranti, guerra e Amore) con lo spessore narrativo sempre magistralmente interpretati dai professionisti del corpo di ballo, con Stefano De Martino, Amilcar Gonzales, Elena D’Amario, Santo Giuliano tra gli altri.

E se, la polemica di Anna Oxa per una parodia di Virginia Raffaele, aggiunge pepe agli interventi di Morgan e Loredana Bertè, a tratti irriverenti, ma con garbo, sedati dalla opinione moderata di Sabrina Ferilli, protagonista è lo spirito con cui i finalisti affrontano le sfide che accolgono il consenso unanime del pubblico: IO OK, TU OK.

E in questo, Gabriele ballerino, dall’alto dei suoi soli 18 anni, vince per la categoria Danza, il premio in denaro e la possibilità di uno stage di 6 mesi presso la prestigiosa Compagnia Preljocaj. Il cammeo danzato con l’ètoile Eleonora Abbagnato oggi Direttrice del Corpo di Ballo del teatro dell’Opera di Roma, insieme al prestante Gabriele seduce con il passo a due, mentre è toccante il solo danzato sulle note poetiche della canzone , Figlio Mio, di Renato Zero.

La suadente Elodie, che a tratti ricorda la cantante Annie Lennox degli Eurythmics, dalla personalità vincente conquista il premio della Critica Wodafone, ma è BIG BOY, soprannominato il gigante buono, con i suoi 2 metri di altezza, Sergio Sylvestre, nato a Los Angeles, da madre messicana e padre haitiano, a conquistare il podio della 15esima Edizione del talent show AMICI.


E. C. S. MARCOTTI